horror

Remigio Zena - Confessione postuma. Quattro storie dell'altro mondo

Immagine tratta dal sito del Progetto Manuzio

Immagine tratta dal sito del Progetto Manuzio

Remigio Zena, pseudonimo di Gaspare Invrea, fece parte di quella fortunata generazione di scrittori italiani vissuta a cavallo fra i secoli XIX e XX. Mantenne sempre uno stile alto ed elegante, occasionalmente complesso; influenzato nei suoi temi da scapigliati, crepuscolari e veristi, rappresentò tuttavia una realtà illuminata dalla presenza di Dio e guidata dalla morale cristiana in cui era cresciuto.

A queste già diverse spinte letterarie si aggiunge in queste quattro novelle il gusto per il fantastico, onirico e surreale, l’orrifico e il parapsicologico. In realtà, di esse solo Confessione postuma vide la pubblicazione durante la vita dell’autore; le altre furono raccolte da Alessandra Briganti in un volume edito nel 1977. Si tratta di opere particolari, per il fatto che gli episodi orribili e sconcertanti aprono sì una inquietante finestra sul sovrannaturale, ma senza riuscire a scardinare l’impostazione cristiana del mondo di Zena, al punto che i misteriosi avvenimenti rappresentano ne La confessione e La pantera l’impressionante opera di misericordia di Dio, che, senza offrire spiegazioni, spezza le regole della realtà in risposta ad una pietosa preghiera. Se ne La cavalcata, il racconto che più a lungo si dipana e che, a causa della commistione di diversi generi, è anche il più complesso e ricco di scenari e situazioni, si ha a che fare indubbiamente con azioni diaboliche – e un domenicano addirittura offre una breve storia religiosa dell’evento –, l ’azione di Dio affiora nascostamente anche ne L’invitata, dove un ipnotizzatore, assalito dalla vittima dei suoi sortilegi, spiega che, anche nel cuore del dominato, resta una forza che lo porta a ribellarsi.

Si tratta dunque di un horror molto diverso da quello cui ci hanno abituato le letture di Poe e Lovecraft, più vicino agli incantamenti di un Faust cui la giustizia di Dio offre costantemente l’occasione di salvezza.

Quello che di certo va segnalato in questo libro è la ricchezza dello stile. Nello scrivere di Zena c’è un’eleganza, certo a tratti arzigogolata, ma che oggi è impossibile riprodurre. Si potranno cercare vare cause – il mescolarsi con il genere televisivo, il terrore della pesantezza e della noia nel lettore, la difficoltà nell’organizzare frasi complesse non usate nel parlato, o anche il legittimo culto della leggerezza in autori come Calvino –, ma, davanti ad una descrizione come quella della ferita in La pantera, dove una ricerca del realismo attraverso il lessico anatomico e il tentativo di sopraffare il lettore con un ammassare di particolari non negano la raffinatezza del linguaggio e non riescono a scadere nel manierismo, non si può che essere ammirati.

Versione recensita:

R. Zena, Confessione postuma. Quatto storie dell'altro mondo, a cura di A. Briganti, Torino, Einaudi, 1977

In: Biblioteca italiana Zanichelli, @ http://dizionarionline.zanichelli.it/dizionariOnline/#bibliotecaitaliana ; prezzo di abbonamento annuale per la consultazione: 15,- €.

Prima pubblicazione di Confessione postuma in «Almanacco delle famiglie cristiane per l’anno 1897», anno XII. Editore Benzinger & Co., Einsiedeln.