Marco Fiori, grafologo, si dedicò anni fa a un esperimento. Su varie riviste, al Nord e al Sud, pubblicò un’inserzione, con cui una giovane donna, bella e colta, chiedeva di conoscere qualcuno che potesse, tramite una tresca, sottrarla alla condizione di moglie insoddisfatta.
La donna era, beninteso, inesistente, ma le missive di risposta giunsero a frotte. Fiori raccolse 1.200 lettere, che esaminò per individuare i tratti grafologici comuni nel seduttore. Parte delle lettere venne poi pubblicata in questo libro, omettendo, ovviamente, gli elementi che potessero portare a una identificazione del mittente.
Nonostante queste premesse oggettivamente interessanti, il libro è ripetitivo e terribilmente noioso. Letta una lettera, non le si ha lette tutte, lette cinque, però, sì; lette dieci, la tentazione di riporre il libro e fare qualcos’altro diventa irrefrenabile. Lo scambio di qualche consonante, un paio di congiuntivi errati, la caduta di alcune lettere non sono poi tanto esilaranti, se il contenuto si distingue solo per la piattezza, mentre l'ubicazione casertana della donna significa che la gran parte delle missive proviene dall’area campana, dove la lingua parlata non si distacca particolarmente dall’italiano standard a confronto, per esempio, con l’area alpina.
La grande colpa di questo libro, ad ogni modo, è di non aver saputo creare un filo conduttore, che non ci sia alcun dipanarsi di un concetto, alcun cambiamento attraverso il tempo. C’è chi scrive e riscrive, ed è interessante vedere qualcosa di diverso, come chi afferma di aver indovinato un trucco nell’inserzione o chi riflette sulle lettere che ha già mandato, ma questi non sono che pochi pesci rossi in un oceano di banalità altalenanti fra i curriculum, la ricerca di empatia e l’oscenità.
Il libro cerca di farsi risparmiare con un’appendice finale, dedicata all’analisi grafologica propriamente intesa. Al di là del fatto che Fiori non ricava che nove varietà grafiche associate ai “seduttori”, che, su di una massa di 1.200 lettere, sembra onestamente piuttosto poco, i significati associati a queste varietà sembrano dati a casaccio, secondo un’applicazione al limite del bar delle teorie freudiane, senza uno straccio di riferimento esterno.
Il sottoscritto, per di più, non crede alla grafologia come scienza. Infatti, la grafia personale si sviluppa seguendo l’imitazione di modelli proposti, applicando scelte personali e dipendendo da condizionamenti fisici. La pretesa di poter leggere una persona sulla base della sua scrittura sembra quindi un errore, perché non c’è modo di assicurare che la presenza eventuale e non provata di caratteri psicologici nello sviluppo della grafia sia il fattore che porta allo sviluppo di una particolare variante grafica, cui la grafologia pretende di dare un significato psicologico. La grafologia, io credo, dovrebbe invertire il proprio campo visivo: smettere di cercare di giudicare la persona dalla base della sua scrittura e, invece, puntare a investigare l’impressione che la grafia fa sulle persone. Questo sarebbe uno sviluppo utile, e, del resto, qualcosa di simile esiste già per editoria e pubblicità. Sarebbe un progredire simile a quello seguito dalla fisiognomica: la scienza di giudicare le qualità morali delle persone sulla base dell’aspetto (“ha spazi fra i denti, quindi le piace viaggiare”, per esempio) è di per sé svanita, ma il casting per un film richiede comunque che gli attori abbiano un aspetto tale da poter indossare bene il ruolo. Non si tratta solo di saper recitare: occorre avere la faccia giusta.
Quindi, si può dire tranquillamente che, in quanto non interessato alla grafologia, sono fuori dal target di questo libro. Ma, se anche non lo fossi, riterrei onestamente intollerabile dovermi sorbire duecento pagine di lettere mal assemblate per arrivare a una striminzita appendice di una decina di pagine, specialmente considerando che le lettere non sono pubblicate in fac simile: gli unici stralci di testo pubblicati con la grafia originale sono contenuti appunto nelle dieci pagine finali.
Dunque, se ci si vuole divertire leggendo i contorcimenti della lingua italiana quando messa maldestramente su carta, è meglio restare a Io speriamo che me la cavo, che portà con sé qualcosa che Sono un uomo pulito non ha: un messaggio sul mondo e la simpatia degli scriventi.
Nel caso non si fosse capito: lettura sconsigliata, ma il libro di Fiori potrebbe essere un'idea regalo interessante, sperando che non venga letto e il ricevente si fermi ridendo alla copertina.
Versione recensita:
MARCO FIORI (curatore), Sono un uomo pulito dentro e fuori. Cosa scrivono gli uomini quando vogliono sedurre una donna, Mondadori, Milano 2014, € 9,99 (ebook Kindle)
Versione cartacea:
M. FIORI (curatore), Sono un uomo pulito dentro e fuori. Cosa scrivono gli uomini quando vogliono sedurre una donna, Mondadori, Milano 2014, 200 pp., € 13,60