di Edson José Amâncio*
Stendhal
Il 22 gennaio 1817, dopo aver visitato la chiesa francescana di Santa Croce, Stendhal annotò nel suo diario:
Nel braccio settentrionale del transetto della chiesa, dove Stendhal poteva vedere la cupola decorata dagli affreschi di Volterrano – un pittore del seicento fiorentino – le sue emozioni strabordarono fin quasi nell’estasi.
Il medico Graziella Magherini battezzò la sindrome di Stendhal in una pubblicazione del 1989. La maggior parte dei turisti stranieri in cura all’ospedale di Santa Maria Nuova nell'arco del decennio precedente aveva presentato disturbi psicologici acuti, che duravano da due a otto giorni o più. Tali disturbi erano caratterizzati da due tipi di manifestazione clinica: mentale e psicosomatica. Lo stato mentale della sindrome di Stendhal prende la forma di disturbi del senso della realtà, descritti come sentimenti di stranezza o alienazione; percezione alterata di suoni e colori; e il delirio di essere perseguitati in relazione all’ambiente immediato. I sintomi psicosomatici includono tachicardia, dolori al petto, debolezza, sudore e a volte dolori al ventre, accompagnati ognuno di solito da ansia o confusione. Il profilo psicologico di tali pazienti è di single relativamente giovani, sensibili, impressionabili e che viaggiano per conto proprio (o forse con un’altra persona) e che stanno venendo in contatto con grandi opere d’arte senza la mediazione di una guida professionale.
Dostoevskij
Lo scrittore russo Fëdor Michailovic Dostoevskij (1821-1881), autore fra gli altri di libri come L’idiota, Delitto e castigo, I demoni e I fratelli Karamazov, soffriva di epilessia, e presentava probabilmente un'epilessia parziale secondariamente generalizzata, con un possibile coinvolgimento del lobo temporale (note 2-9). Queste supposizioni sono supportate dalle testimonianze di dottori che lo ebbero in cura, da appunti degli amici e parenti dello scrittore, dai suoi propri scritti, così come dalla descrizione particolareggiata delle caratteristiche delle crisi epilettiche nei suoi romanzi, specialmente nei casi di Elena in Umiliati e offesi, del principe Myškin ne L’idiota, di Kirilov ne I demoni e di Smerdjakov ne I fratelli Karamazov.
Dostoevskij pubblicò il suo primo romanzo, Povera gente, quando aveva 23 anni. Il libro ricevette il supporto entusiasta del più importante critico letterario dell’epoca, Vissarion Belinskij, portando così il giovane autore alla fama immediata. Nel 1847 Dostoevskij fu però imprigionato nella fortezza di Pietro e Paolo di San Pietroburgo per aver partecipato a incontri clandestini a casa di un agitatore professionista, Petraševskij, il cui obiettivo era la propagazione della rivoluzione e la liberazione dei servi della gleba. Dopo un anno in carcere, Dostoevskij ricevette la sentenza: morte per fucilazione sulla pubblica piazza. All’ultimo minuto, con i prigionieri già allineati e legati ai loro posti, la pena fu loro mutata nell'esilio in Siberia.
Dostoevskij rimase in Siberia per nove anni: quattro come prigioniero comune nella fortezza di Omsk e cinque come soldato nel battaglione Semipalatinsk. Là incontrò la sua prima moglie, Maria Dmitrievna, la vedova di un ex-impiegato pubblico. Nel 1856 ottenne il permesso di tornare in Europa, vivendo prima a Tver' e poi a San Pietroburgo. Pubblicò le Memorie dalla casa dei morti, un impressionante rapporto delle sue esperienze di prigionia, che gli guadagnò la simpatia dei lettori e diede nuova vita alle sue relazioni letterarie, sopite dopo quasi un decennio di esilio. (10) Dopo la morte della prima moglie nel 1864, passati pochi anni si sposò con Anna Grigor'evna Sniktina, con cui partì per un viaggio attraverso l’Europa. Sul percorso verso Ginevra decise di fare una breve pausa nel viaggio e di visitare Basilea. Lo scopo della visita era vedere il quadro Cristo morto nella tomba, dell’artista tedesco Hans Holbein il Giovane, di cui aveva sentito parlare. (11)
La testimonianza di Anna Grigor'evna
Secondo il diario di Anna Grigor'evna, Dostoevskij si comportò stranamente quando vide il quadro di Holbein:
Dostoevskij descrisse dettagliatamente queste impressioni nel romanzo L’idiota:
Nella stessa opera, Dostoevskij cita di nuovo il quadro di Holbein, una riproduzione del quale era appesa sul muro di Rogožin:
Dostoevskij potrebbe aver mostrato sintomi della sindrome di Stendhal in altre occasioni. In un articolo pubblicato nel 1861 sulla rivista Epocha, di cui era caporedattore, intitolato Dobruljov e l’arte, mise in chiaro che ammirava i capolavori antichi e italiani, in particolare l’Apollo del Belvedere, la cui bellezza idealizzò così:
che generava «una sensazione del divino» ed era capace di causare un «mutamento interiore» duraturo nelle anime di coloro che l'avessero contemplata. (14)
Secondo le parole di Anna Grigor'evna, a Firenze Dostoevskij lodava incessantemente le famose porte di bronzo del Battistero di San Giovanni. Gli sarebbe piaciuto avere una riproduzione fotografica a grandezza naturale del capolavoro di Lorenzo Ghiberti e, in particolare, avere la Porta del Paradiso sempre sott’occhio nel suo studio. (15)
I quadri giocarono un ruolo importante nelle opere di Dostoevskij, nei suoi romanzi e nei suoi articoli giornalistici. Partecipano ai romanzi, come quadri reali ricordati e composizioni pittoriche immaginate. Secondo Jacques Catteau, quando era davanti al quadro di Holbein, Dostoevskij appariva mutato, «come se inchiodato sul posto», con il suo volto trasfigurato dall’entusiasmo o sconvolto dal terrore, «come all’inizio di una crisi epilettica». Questo incantamento con i quadri durava diversi minuti e a volte ore, e Dostoevskij, senza preoccuparsi di una possibile multa, avrebbe avvicinato una sedia il più possibile, per assimilare meglio il dipinto. Era di umore estatico quando vide il Cristo della moneta di Tiziano, la Madonna sistina di Raffaello, l’Acis et Galatée di Claude Lorrain, la Madonna di Holbein a Dresda, la Santa Cecilia di Raffaello a Bologna e la Madonna della Seggiola a Firenze, o di mistico terrore, quando vide il Cristo morto di Holbein a Basilea. (16)
A confrontare il comportamento di Dostoevskij davanti al quadro di Holbein (dalla testimonianza di Anna Grigor'evna e dalle impressioni che Dostoevskij stesso ha lasciato ne L’idiota, che venne praticamente scritto tutto a Firenze) con il comportamento descritto da Graziella Magherini nei pazienti davanti a celebri opere d’arte a Firenze, c’è la chiara impressione che avvertì i sintomi della sindrome di Stendhal durante quella visita al museo a Basilea. Nel contemplare il quadro, rimase in uno stato di estasi e perplessità per mezz’ora o più, con lo sguardo fisso, respirazione sospesa e una profonda affezione emotiva, finché venne rimosso dalla stanza da sua moglie, che temeva una crisi epilettica. Secondo Anna, aveva la stessa espressione in volto che precedeva i suoi attacchi epilettici, che le erano ben familiari: al punto che, quando tornò nella sala, sentì che una reazione stava iniziando, che avrebbe potuto risultare in una delle innumerevoli crisi, e lo guidò immediatamente fuori dalla stanza.
Non possiamo sapere se Dostoevskij avrebbe avuto davvero una crisi epilettica, se fosse rimasto nella sua contemplazione estatica del quadro. Né sappiamo nulla di un’epilessia pregressa in alcuno dei pazienti del dottor Magherini, che constata che non vennero compiuti esami all’elettroencefalogramma; questi avrebbero potuto offrire un contributo in più per comprendere i fenomeni presentati da questi pazienti. In ogni caso, nelle storie personali dei pazienti diagnosticati con la sindrome di Stendhal a Santa Maria Nuova, la raccolta dati fu significativa: più della metà dei pazienti avevano avuto almeno un contatto precedente con uno psichiatra o psicologo, ma non avevano necessariamente proseguito la terapia, o non erano stati necessariamente ricoverati. Le storie psichiatriche erano più comuni fra coloro i cui sintomi erano di natura mentale (senso della realtà alterato e percezione distorta) e non di natura fisica (cioè psicosomatica). È possibile che la natura sensibile dello scrittore, da grande artista qual era, e la presunta epilessia del lobo temporale, possano aver contribuito in qualche modo ai sintomi descritti. Comunque, non è possibile escludere che il comportamento di Dostoevskij davanti al Cristo morto non sia stato una manifestazione complessa parziale di epilessia. Ci sono indicazioni innumerevoli della religiosità fervente che Dostoevskij professò durante la sua vita.
La rottura stessa di Dostoevskij con Belinskij rivela le sue inflessibili convinzioni religiose.
Oltre a essere un'importante figura simbolo della cultura russa del XIX secolo, Belinskij era una delle personalità più rilevanti all’alba della carriera letteraria di Dostoevskij. Fu la sua lode critica del romanzo Povera gente a causare l’improvvisa fama dell’autore negli anni 1840, e Belinskij lo prese sotto le proprie ali non solo in relazione alla letteratura, ma anche come mentore morale e spirituale. Dostoevskij nutriva grande ammirazione e amicizia nei suoi confronti. Ciononostante, questi sentimenti non prosperarono e Dostoevskij ruppe definitivamente con lui dopo l’ironico riferimento di Belinskij a Cristo:
Tutto indica che questa reazione potrebbe essere stata provocata solo da parole profondamente offensive verso Cristo.
È anche importante citare le esatte parole della famosa lettera che Dostoevskij scrisse a Fonvizin appena ebbe abbandonato il carcere siberiano:
L’esacerbarsi dei sentimenti religiosi è uno dei tratti della personalità dell’epilessia del lobo temporale, come indicato da diversi autori, seguendo Geschwind e Waxman negli anni settanta. (19-21) Dostoevskij vi richiama l’attenzione in diversi suoi personaggi, come Alexej e lo starets Zossima ne I fratelli Karamazov. Comunque, la descrizione più notevole di tratti personali interittali nell’epilessia del lobo temporale appare nel principe Myškin de L’idiota. (22) (23)
Dostoevskij disse un numero di volte incalcolabile che il fatto centrale di tutta la sua vita era l’esistenza di Dio. È possibile che questa fervente cristianità, che diede forma a tutta la sua vita, lo rese abbastanza sensibile da arrivare alla sua dichiarazione alla vista del Cristo morto, che questa era un’immagine estremamente umanizzata e angosciosa del Cristo morto, senza la trascendenza generalmente coinvolta nella rappresentazione di Cristo fatta da altri artisti. È questo che, probabilmente, lo motivò a pronunciare la famosa frase registrata da Anna Grigor'evna, e, più tardi, messa in bocca al personaggio del principe Myškin nel romanzo:
«Posto di fronte a un dipinto come questo, un uomo potrebbe perdere la sua fede.»
Concludendo, le annotazioni nel diario della seconda moglie di Dostoevskij, Anna Grigorievna, e i riferimenti di Dostoevskij stesso al dipinto Cristo morto del pittore tedesco Hans Holbein nel romanzo L’idiota, suggeriscono con forza che, davanti al quadro, Dostoevskij presentò dei sintomi che coincidono con quelli attribuiti a pazienti con la sindrome di Stendhal o, in altre parole, emozioni esacerbate, una specie di estasi e distacco dalla realtà, contemplazione estatica e disagio fisico davanti a un’opera d’arte.
Note
1. Magherini G. La sindrome di Stendhal. 3. Ed. Milan: Ed. Ponte Alle Grazie, 2003
2. Amâncio EJ, A epilepsia em Dostoiévski. Jornal Che Vuoi? (São Paulo), 1988;3:2-4.
3. Amâncio EJ, Zymberg ST, Pires MFC. Epilepsia do lobo temporal e aura com alegria e prazer. Arq Neuropsiquiatr 1994;52;2:252-259
4. Amâncio EJ. Epilepsia na vida e na obra do escritor russo Fiodor Mikhailovitch Dostoievski: uma contribuição involuntária à neurologia. O Dendrito 2003;9:60
5. Gastaut H. Fyodor Mikhailovitch Dostoevskys involuntary contribution to the symptomatology and prognosis of epilepsy. Epilepsia 1978; 19:186-201.
6. Gastaut H. New comments on the epilepsy of Fyodor Dostoevsky. Epilepsia 1984;25;4:408-411.
7. Alajouanine T. Dostoievskis epilepsy. Brain 1963;86:114-133.
8. Alajouanine T. Littérature et épilepsie: lexpression littéraire de lextase dans les romans de Dostoievski et dans les poèmes de Saint Jean de la Croix. In Dostoiévski, Paris: Cahier de lHerne 1973;309-324.
9. Voskuil PHA. The epilepsy of Fyodor Mikhailovitch Dostoevsky (1821-1881). Epilepsia 1983;24:658-667.
10. Frank J. Dostoievski, The seeds of revolt 1821-1849. Princeton: Princeton University Press, 1979:239-257.
11. Frank J. Dostoiévski: the miraculous years, 1865-1871. Princeton: Princeton Univ Press, 1995;220-222.
12. Dostoïevskaïa AG., Carnets - Correspondance de F.M. Dostoïevski et A.G. Dostoïevskaïa. Vol. I, Moscow: "Radouga" Publishers, 1986;342-344.
13. Dostoiévski FM. O Idiota, Trad. by José Geraldo Vieira. Rio de Janeiro: José Olímpio Editora, 1967;415-416. Traduzione italiana: F.M. Dostojevskij, L'idiota, in Grandi romanzi, Newton Compton, Roma 2002-2011
14. Dostoiévski FM: Récits, Chroniques et polémiques. Paris. Bibliothèque de La Plêiade, Ed. Gallimard, 1969;1052.
15. Dostoevskaja AG. Dostoevskij mio marito. Milano: Editora Tascabili Bompiani, 1977:133.
16. Catteau J. La creation littéraire chez Dostoiévski. Paris: Éditions Institut dÉtudes Slaves, 1978:37.
17. Frank J. Dostoievski: the miraculous years, 1865-1871. Princeton: Princeton Univ Press, 1995:229.
18. Frank J. Dostoievski: the stir of liberation, 1860-1865. Princeton: Princeton Univ Press, 1988:299.
19. Waxman SG, Geschwind N. Hypergraphia in temporal lobe in epilepsy. Neurology 1974;24:629-636.
20. Waxman SG, Geschwind N. The interictal behavior syndrome of temporal lobe epilepsy. Arch Gen Psychiatry 1975;32:1580-1586.
21. Trevisol-Bittencourt PC, Troiano AR. Síndrome de personalidade interictal na epilepsia do lobo temporal não-dominante. Arq Neuropsiquiatr 2000;58:548-555.
22. Souza LC, Mendes MFSG. Príncipe Liev Nikoláievitch Míchkin ("O Idiota", Fiódor Dostoevsky) e a síndrome de personalidade interictal na epilepsia do lobo temporal. Arq Neuropsiquiatr 2004;62:558-564.
23. In tutti questi casi, l'eccesso nevrotico del sentimento religioso si accompagna alle crisi, ed è possibile che Dostoevskij fosse conscio del fatto che alcuni aspetti della propria religiosità, quelli aspetti più palesemente isterici, derivassero dalla propria malattia. (Nota del traduttore)
Licenza
Questo testo rappresenta una traduzione dell'articolo Dostoevsky and Stendhal's sydrome, a sua volta la traduzione inglese di Dostoiévski e a síndrome de Stendhal. Citazione:
EDSON JOSÉ AMÂNCIO, Dostoevsky and Stendhal’s sydrome, in « Arq. Neuro-Psiquiatr.», vol.63, no.4, São Paulo Dec. 2005
consultabile online e distribuito con una licenza Attribution-NonCommercial 4.0 International (CC BY-NC 4.0). Il testo è stato tradotto e riportato, con l'esclusione dei due paragrafi introduttivi Asbstract e Methods e aggiungendo le immagini.
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Dettaglio della Porta del Paradiso: Di Yellow.Cat from Roma, Italy (Detail from Paradise Door 1Uploaded by tm) [CC BY 2.0 (http://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], attraverso Wikimedia Commons