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Emmanuel Carrère: l'autore è nell'opera

Emmanuel Carrère è uno scrittore che non lascia indifferenti: lo si ama o lo si odia, perché ha la capacità di tenere avvinto il lettore e al tempo stesso di irritare a causa del suo smisurato egocentrismo.

E’ impossibile fare una distinzione tra l’opera di Carrère e l’uomo Emmanuel Carrère. In ogni suo libro – eccettuate poche eccezioni, che risalgono all’inizio del suo percorso letterario – le divagazioni autobiografiche hanno un ruolo determinante: si integrano così bene con la narrazione, da diventare un elemento familiare, il filo del discorso per chi passa da un'opera all'altra.

Carrère è un grande osservatore della realtà ed è attratto dalle contraddizioni degli uomini. In un’intervista afferma: “Se fossi un pittore, sarei un ritrattista”, e nelle sue opere non dipinge volti stilizzati, ma ritratti dal vivo. Una volta scelto un soggetto, ne illumina i pregi ma soprattutto i difetti, impietosamente, specialmente quando la verità è scomoda e sgradevole. Possiamo comunque star certi che nella tela troveremo sempre anche l’autoritratto dell’artista, talvolta un po’ defilato o riflesso in uno specchio, talvolta rappresentato a figura intera, immortalato proprio a fianco del soggetto principale.

Jan van Eyck, 1434, Ritratto dei coniugi Arnolfini, dettaglio: i testimoni sono visibili nello specchio; fra loro l'autore.

Jan van Eyck, 1434, Ritratto dei coniugi Arnolfini, dettaglio: i testimoni sono visibili nello specchio; fra loro l'autore.

Gli uomini che attirano l'attenzione di Carrère sono spesso elementi borderline, che si muovono sul confine di ciò che è socialmente e moralmente accettabile, finché, a volte, esso non viene valicato, sfociando nell’orrore.

Nell’Avversario, ad esempio, Carrère ricostruisce la vita di Jean-Claude Romand, un criminale condannato all’ergastolo per aver ucciso genitori, moglie e figli. In Limonov, invece, si appassiona alle vicende dell’avventuriero russo fondatore del Partito nazionalbolscevico, un movimento politico di estrema destra attualmente dichiarato fuori legge, e ne esce un romanzo picaresco dove il protagonista assomiglia a un moderno Barry Lyndon

Il gioco di Carrère è rischioso: l’interesse morboso per simili personalità potrebbe facilmente scivolare nell'idealizzazione, cui si avvicina molto, ad esempio, Limonov. Lo scrittore, però, ha i suoi strumenti per premunirsi. Innanzitutto lo stile, mai artificioso, bensì lineare, piano, estraneo da eccessi e da ovazioni nel suo classicismo. A esso si accompagna una meticolosa documentazione: Carrère ci racconta il suo leggere le fonti, i contatti con i testimoni, le interviste e i rapporti epistolari con i protagonisti.

Carrère si pone a margine della storia come testimone diretto o indiretto degli eventi. La sua sincerità viene esibita attraverso lunghe digressioni in cui racconta episodi intimi che lo riguardano. Crea un clima di confidenza e fiducia e riesce a rendere credibili anche situazioni che altrimenti risulterebbero eccessive o inverosimili. E' molto intrigante: il lettore si sente presto coinvolto.

E il lettore è invitato dunque a spostare la propria prospettiva, a identificarsi in questo curioso ricercatore; il risultato è che, anziché fornire il proprio giudizio morale, l'autore finisce per invitare il lettore a guardare da una prospettiva che verrebbe da definire più che altro estetico-esperienziale. Di fatto, le azioni sono tali, da contenere già in sé il proprio giudizio di condanna: Carrère descrive un testo tragico attraverso un'impersonalità omerica sgonfiata del lessico più alto. Ci insegna che la realtà è complessa; nostro compito è quello di prendere visione di tutte le diverse facce che la compongono, comprese quelle che più ci turbano e che vorremmo invece nascondere alla nostra coscienza.

Veniamo adesso a una rapida carrellata dei titoli dei suoi titoli disponibili su MLOL.

Copertina di L'Avversario, romanzo di Emmanuel Carrère, edito in Italia da Adelphi (2000)

L’Avversario è il libro che ha reso Carrère famoso in Italia. E’ la biografia di un impostore, Jean-Claude Romand. Come scrive Christian Raimo in un bell’articolo pubblicato sull’Internazionale:

 Romand sale all’onore delle cronache il 9 gennaio 1993, perché in un incendio nella bassa Lorena muoiono sua moglie, i suoi figli, i genitori, i suoceri, il suo cane, mentre lui la scampa per un pelo. Subito si scopre che è stato proprio Romand ad aver appiccato fuoco alla casa, e ad aver sterminato la sua famiglia. Ma questa scoperta atroce non è la più sconvolgente. La verità impensabile che sta dietro alla vicenda è che quest’uomo mentiva sistematicamente da diciotto anni. Come ricostruisce Emmanuel Carrère nel suo romanzo-inchiesta, Romand ha cominciato a fantasticare la propria vita quand’era all’università, vantando con i suoi la buona riuscita di un esame che invece non aveva passato, per poi continuare senza interruzione a mentire fino a quando non poteva più non essere sbugiardato: a quel punto ha dato fuoco al suo mondo, letteralmente.

Durante una pausa nella stesura de L’Avversario, Carrère scrive La settimana bianca, un romanzo breve di pura finzione che s’ispira anch’esso indirettamente alla vicenda Romand: pare infatti che l’idea gli sia venuta guardando la fotografia di un uomo di schiena che si allontana da solo in un bosco. Si tratta di un racconto di atmosfera, molto inquietante, che ha per protagonista un bambino in gita sulla neve con gli insegnanti e i compagni di scuola, senza genitori. In un'ambiente sicuro, pure la mente del bambino si svolge in un crescente senso di inquietudine, paura e pericolo.

Copertina di La vita come un romanzo russo, romanzo di Emmanuel Carrère, pubblicato in Italia da Einaudi (2009, 276 pagine), traduzione di M. Botto

La vita come un romanzo russo è il più autobiografico tra i libri di Carrère. Autoreferenziale ai limiti dell’esibizionismo, gli causò anche parecchie grane con la madre (la storica e accademica di Francia Hélène Carrère d’Encausse, esperta in storia della Russia) e la compagna dell’epoca.  Il libro che segue, Vite che non sono la mia, è al contrario il più intimo e struggente. Prende ancora una volta spunto da episodi di vita vissuta, ma questa volta per cercare di dare un senso allo strazio che segue la perdita di persone care. Carrère, in vacanza nello Sri Lanka con la moglie e i figli, si trovò nel bel mezzo dello tsunami che colpì le coste dell’Indonesia nel 2004. Tra le vittime anche la figlioletta di quattro anni di una coppia di amici. A quell’episodio si lega il racconto degli ultimi mesi di vita della cognata, morta per un tumore all’età di 33 anni. Carrère con grande delicatezza segue le vite dei sopravvissuti (i genitori della bimba da una parte, il marito e le tre figlie piccole dall’altra) e ci racconta il loro coraggioso ritorno alla vita.

Copertina di Limonov, romanzo di Emmanuel Carrère, pubblicato in Italia da Adelphi (2012, 365 pagine, traduzione di F. Bergamasco)

Limonov è a metà strada tra una biografia, un romanzo e un reportage. E’ forse la sua opera più brillante ed è scritta con un ritmo avvincente. Eduard Limonov è un personaggio reale, controverso e moralmente assai discutibile, che ha avuto una vita assai strampalata dagli esiti incredibili. Al termine della lettura restano tanti interrogativi e viene effettivamente da chiedersi se sia eticamente corretto trasformare in ‘eroe’ (seppure perdente) un personaggio che ha militato tra le tigri di Arkan nei Balcani e ha trovato seguaci in Russia nelle frange dell'estrema destra. Il libro di Carrère è comunque interessantissimo per lo spaccato che offre sulla Russia postcomunista e, in generale, sull’Est Europa degli ultimi anni.

Copertina di Il Regno, di Emmanuel Carrère, pubblicato in Italia da Adelphi (2015, 428 pagine, traduzione di F. Bergamasco)

Il Regno, l’ultima opera di Carrère, è forse la più apertamente provocatoria perché affronta un tema delicato: le origini del Cristianesimo, la fede, il senso dell’essere (o non essere) cristiani. Carrère si muove come un investigatore e, partendo dalla lettura dei testi sacri da un punto di vista letterario e non teologico, cerca di scoprire gli indizi della presenza viva degli autori. In particolare, prende in esame gli Atti degli Apostoli, le epistole di San Paolo e il Vangelo di Luca e da lì cerca di immaginare le vite di Paolo e di Luca, le prime comunità cristiane, il rapporto con la tradizione ebraica. Il tutto narrato con la consueta franchezza, facendo uso anche di paragoni arditi come quello fra San Paolo e Limonov. Ma soprattutto, a infarcire la narrazione ci sono ancora una volta ampie digressioni autobiografiche. Come ha scritto Carlo Mazza Galanti : 

l’astuzia dello scrittore francese è stata quella di trasformare se stesso in un crocevia di altre vite: un soggetto aperto, attraversato da correnti centrifughe, riflesso da eventi e personaggi apparentemente distanti che nel flusso del racconto finiscono sempre per tornare al centro, all’autore, al suo ego così discreto e così ingombrante.

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Questo contenuto è stato riprodotto e modificato dall'originale distribuito originariamente secondo licenza CC BY-SA 4.0. Titolo originale: Speciale Emmanuel Carrère - Biblio Media Blog. Autore originario non indicato.