di Alina Kreisberg
Le città invisibili di Italo Calvino sono servite da spunto all’omonimo ciclo di acquerelli dell’artista italo-iberico Pedro Cano, esposto con grande successo, pubblico e di critica, in varie sedi italiane e spagnole. La domanda che ci si pone è fino a che punto si tratti di illustrazioni vere e proprie, o piuttosto di due opere, letteraria e figurativa, indipendenti ma legate da un nesso più sottile : quello di evocare, piuttosto che descrivere, con un procedimento vicino alla sineddoche. Calvino accenna a dei virtuali assetti urbani per far intuire un’idea filosofica ; Cano raffigura un dettaglio per farne estrarre a chi guarda l’idea di un insieme simbolico.
Due grandi autori italiani del Dopoguerra, Calvino e Levi, pur condividendo una visione materialista del mondo, ne derivavano opinioni opposte riguardo alla possibilità dello svilupparsi di una intelligenza artificiale paragonabile all'intelletto umano. Questo articolo offre una prospettiva sul loro pensiero e una retrospettiva alla luce della riflessione avvenuta nel frattempo sotto la spinta degli sviluppi della cibernetica.
Pubblicato originariamente in "Scienza & filosofia" 9 (2013)
Traduzione di un articolo di di Judith Weingarten, archeologo.
di Silvio Perrella